Del Libro della Vita
ovvero
La Storia del Caso e del Destino
Si sente dire spesso. “La vita è come un libro”. Ai miei studenti amo regalare una idea. Questa idea mi è stata regalata da colui che chiamo il Maestro delle parole e dei gesti e l’ho vista usare in vari contesti clinici. Questa è l’idea che imparai dal mio Maestro e che amo regalare ai miei studenti, più o meno con queste parole: |
Qualsiasi sia la vostra storia, da un certo un punto in avanti siete comunque voi,
voi e nessun altro, a tenere in mano la penna con la quale scrivete, continuamente, il romanzo della vostra vita.
Forse la vostra storia è delle più brutte.
Forse il vostro passato è pieno di ombre, di ingiustizie, di infelicità, di tradimenti e di tragedie.
Nondimeno, da un certo punto in avanti, questa penna è nelle vostre mani:
siete voi a scrivere il romanzo della vostra vita;
sta a voi farne un capolavoro
voi e nessun altro, a tenere in mano la penna con la quale scrivete, continuamente, il romanzo della vostra vita.
Forse la vostra storia è delle più brutte.
Forse il vostro passato è pieno di ombre, di ingiustizie, di infelicità, di tradimenti e di tragedie.
Nondimeno, da un certo punto in avanti, questa penna è nelle vostre mani:
siete voi a scrivere il romanzo della vostra vita;
sta a voi farne un capolavoro
Per questo non disprezzo l’idea che la vita sia come un libro.
Oggi voglio approfondire questo concetto da un punto di vista un po’ più labirintico, lo ammetto e mi scuso per questo, ed analitico, ma senza giocare troppo a fare i chirurghi con i concetti, succhiando via tutto il loro potenziale meravigliosamente suggestivo, poetico o come si dice tra noi psicologi: analogico.
Ecco, ripetiamolo, la vita è come un libro. E cos’è che gli uomini, bizzarri, bizzarri animali, fanno talvolta con i libri? Li aprono a caso (anche la Z è uno di questi).
E qui però che scatta una differenza molto importante: tra chi vede, nella pagina aperta, il segno del destino - e chi invece cinicamente adduce al caso qualsiasi risultato.
La prima persona aprirà il libro credendo che il libro possa parlare direttamente a lui.
Oggi voglio approfondire questo concetto da un punto di vista un po’ più labirintico, lo ammetto e mi scuso per questo, ed analitico, ma senza giocare troppo a fare i chirurghi con i concetti, succhiando via tutto il loro potenziale meravigliosamente suggestivo, poetico o come si dice tra noi psicologi: analogico.
Ecco, ripetiamolo, la vita è come un libro. E cos’è che gli uomini, bizzarri, bizzarri animali, fanno talvolta con i libri? Li aprono a caso (anche la Z è uno di questi).
E qui però che scatta una differenza molto importante: tra chi vede, nella pagina aperta, il segno del destino - e chi invece cinicamente adduce al caso qualsiasi risultato.
La prima persona aprirà il libro credendo che il libro possa parlare direttamente a lui.
Esistono molti libri che si strutturano su questo concetto divinatorio, il più antico tra i quali è naturalmente l’I-Ching o Libro dei mutamenti, che si può consultare usando, per la divinazione, delle bacchette o delle monetine, così che il libro non si apra a caso, bensì sulla base dei risultati del lancio della monetina. Ho consultato questo testo, non come libro divinatorio bensì come testo sapienziale, a lungo prima di partecipare ad un convegno tenutosi all’Università di Pechino in cui la Z. ha avuto la fortuna di partecipare come unico relatore Italiano. Del resto vale la pena ricordare che l’introduzione di questo testo tanto antico in Europa si deve al buon vecchio amico Gottfried Leibniz, e che invece il rispettabile Jung curò l’introduzione delle prime traduzioni integrali in lingua Europea.
Senza necessariamente giungere alla visione divinatoria dei testi antichi, è diffuso il genere di persona che apre il libro con il sentimento del destino addosso.
L’altra categoria di persone è invece quella che apre il libro a caso e difende l’idea che anche il risultato sia casuale e completamente aleatorio, e che pertanto tale risultato non dica nulla di nulla, di nulla di nulla…
E la Z? Cosa ne pensa questa pazza Z? Che posizione assumerà?
Il Maestro di cui ho anzidetto - l’unico che la Z. abbia mai riconosciuto come tale e forse anche l’unico Maestro che abbia accettato la Z, così irriverente, come allievo - ricorderebbe quello che per Heinz Von Foerster era un Imperativo Etico, e cioè agire:
L’altra categoria di persone è invece quella che apre il libro a caso e difende l’idea che anche il risultato sia casuale e completamente aleatorio, e che pertanto tale risultato non dica nulla di nulla, di nulla di nulla…
E la Z? Cosa ne pensa questa pazza Z? Che posizione assumerà?
Il Maestro di cui ho anzidetto - l’unico che la Z. abbia mai riconosciuto come tale e forse anche l’unico Maestro che abbia accettato la Z, così irriverente, come allievo - ricorderebbe quello che per Heinz Von Foerster era un Imperativo Etico, e cioè agire:
Come potrebbe allora la Z, farsi rinchiudere in queste due sole possibilità? e come potrebbe farlo, soprattutto, se l’oggetto del discorso non fosse, semplicemente, un libro aperto a caso, ma la vita, la vita stessa?
Voglio allora dimostrarvi che entrambe le posizioni nelle quali in genere il mondo si divide e contrappone, il caso ed il destino, possono essere considerate ragionevolmente sbagliate.
Per farlo vi chiedo di prendere un vecchio libro a voi caro, e si, di aprirlo a caso. Ripetete l’operazione per un certo numero di volte per un certo numero di giorni, e scoprirerete una cosa molto interessante, che il libro si apre sempre (o un numero di volte significativamente maggiore) sulle stesse pagine.
Bene, già di caso non può più parlarsi. Ma allora il destino?
Bhè, è molto semplice: fate aprire lo stesso libro ad altri amici. Troverete che il libro si apre comunque sulle stesse pagine. E se siete fottutamente soli in questo mondo, apritelo voi stessi in un altro momento della vostra vita.
Voglio allora dimostrarvi che entrambe le posizioni nelle quali in genere il mondo si divide e contrappone, il caso ed il destino, possono essere considerate ragionevolmente sbagliate.
Per farlo vi chiedo di prendere un vecchio libro a voi caro, e si, di aprirlo a caso. Ripetete l’operazione per un certo numero di volte per un certo numero di giorni, e scoprirerete una cosa molto interessante, che il libro si apre sempre (o un numero di volte significativamente maggiore) sulle stesse pagine.
Bene, già di caso non può più parlarsi. Ma allora il destino?
Bhè, è molto semplice: fate aprire lo stesso libro ad altri amici. Troverete che il libro si apre comunque sulle stesse pagine. E se siete fottutamente soli in questo mondo, apritelo voi stessi in un altro momento della vostra vita.
La verità della Z. è dunque un’altra. Certo, anche il libro ha la sua genetica, che favorisce certe pagine e non altre.
Come i quadernoni che si usavano alle elementari ed alle medie, che si aprivano sempre nel mezzo.
Lì la colpa è della genetica, divinamente nascosta nelle spillette.
Ma c'è una cosa che forse influenza più di tutte le altre. Ed è la storia di quel libro. La storia di quelle pagine che tanto avete letto e sottolineato. O sulle quali vi siete addormentati. Di un libro abbandonato capovolto per non perdere il segno, e così dimenticato. E questa non vuole essere, - alla Z. non piacerebbe affatto - una di quelle idee deterministiche che tanto piacciono a psicoanalisti rincoglioniti e fanatici riduttivisti, e cioè che il passato determina il presente (che tradotto vorrebbe dire: qualsiasi cosa tu faccia nei primi tre mesi della tua vita ti fotterà per tutto il resto dell’esistenza…. un’idea molto diffusa, nonostante sia non solo assurda e indimostrabile, con buona pace degli psicologi, ma anche parecchio ma parecchio triste). Non lo è perchè la vita è un libro che scriviamo e leggiamo continuamente, e pertanto in momenti diversi daremo importanza a pagine diverse, così che l’esperienza del libro, che determina su quale pagina si aprirà, non è la storia passata, bensì la sua continua esperienza.
Ed a pensarci bene, non trovate che anche il modo in cui prenderete il libro per aprirlo a caso avrà una sua grande influenza? ad esempio passando il pollice giù dal fondo del libro favoriremo sempre la seconda metà del libro a scapito della prima metà.
Non lo vedete, quanto è complessa la vita? E come sia riduttivo parlare, semplicemente, di caso o di destino, e poi - così create le fazioni - mettersi a litigare su chi a ragione come i fessi, e per di più per qualche secolo?
-
La Z. non sa rispondere a domande troppo grandi, può solo cercare di rifletterci, e di far riflettere chi legge.
Ma un sospetto, forse, questa Z. lo nutre. Che non tra caso e destino, ma oltre il caso ed oltre il destino, avvenga questa cosa in cui siam dentro, e che chiamiamo “vita”.
Ed a pensarci bene, non trovate che anche il modo in cui prenderete il libro per aprirlo a caso avrà una sua grande influenza? ad esempio passando il pollice giù dal fondo del libro favoriremo sempre la seconda metà del libro a scapito della prima metà.
Non lo vedete, quanto è complessa la vita? E come sia riduttivo parlare, semplicemente, di caso o di destino, e poi - così create le fazioni - mettersi a litigare su chi a ragione come i fessi, e per di più per qualche secolo?
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La Z. non sa rispondere a domande troppo grandi, può solo cercare di rifletterci, e di far riflettere chi legge.
Ma un sospetto, forse, questa Z. lo nutre. Che non tra caso e destino, ma oltre il caso ed oltre il destino, avvenga questa cosa in cui siam dentro, e che chiamiamo “vita”.
Note:
- Ci scusiamo con tutti i modesti possessori di verità certe sul caso e sul destino e per l'incertezza scettica e presuntuosa della Z.
- Ci scusiamo con "tutti quelli che" hanno permesso che un libro aperto a caso influenzasse la loro vita.
- Ci scusiamo con tutti i modesti possessori di verità certe sul caso e sul destino e per l'incertezza scettica e presuntuosa della Z.
- Ci scusiamo con "tutti quelli che" hanno permesso che un libro aperto a caso influenzasse la loro vita.