ovvero
Elogio del Viaggio, dell'Esperienza, della S emplicità
Moltiplicatori del Tempo Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perchè.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
Charles Baudelaire
I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
Charles Baudelaire
Il viaggio continua, per rifermarsi. Il tuo tempo non ti appartiene più. Ora devi guardare il cielo, e cercare di capire quando fermarti e quando andare avanti. Giorno uno.
Pentirsi un pochino di non aver consultato il meteo (guardare il meteo assomiglia a misurarsi la febbre, ed io ho smesso di misurarmi la febbre da anni. Bisogna essere completamente sordi al proprio corpo per non accorgersi di avere la febbre. Ed a quel punto è meglio farla passare, che misurarla. Ci avevi mai pensato?).
Poche ore dopo la partenza. Arrivo al promontorio. Le onde mi travolgono. Imbarco troppa acqua. Il kayak affonda. Inizia a piovere.
Mi lego il kayak alla mia caviglia buona. L'altra è ancora malconcia, reduce da una terribile distorsione. A nuoto, porto il mio Kayak a riva.
Penso di dover rinunciare. Tornare indietro. Le scuse non mancano: non sono capace; il vento si alzerà ancora di più; non ho i mezzi tecnici; sono stanco e non ho dormito.
Mi addormento in questo stato, stremato, sotto una pioggerella che non mi era mai sembrata tanto dolce.
Mi sveglio e ho già finito l'acqua. Cerco un piccolo, vecchio bar, dove rifornirmi. Mangio un po' del cibo che ho portato con me.
Tornato in spiaggia, semplicemente siedo, e a un certo punto tutto mi sembra chiaro.
Sono solo. Non c'è nessuno con me che io posso mettere in pericolo. Posso fare del male solo a me stesso.
Questo pensiero terribile mi consola immediatamente, e mi infonde forza. Ora so come gestire la paura. Devi fare esperienza di questo.
Male che va, penso tra me e me, distruggo il kayak, perdo un po' di cose, e mi faccio malissimo. In ospedale finirò libri che non ho mai finito.
Non è un pensiero allettante, ma devi provarlo. è il fantasma delle tue paure. Per farlo svanire devi toccarlo. Lo tocchi e non c'è più. Ma se scappi, l'ombra si allunga, diventa più grande.
Pentirsi un pochino di non aver consultato il meteo (guardare il meteo assomiglia a misurarsi la febbre, ed io ho smesso di misurarmi la febbre da anni. Bisogna essere completamente sordi al proprio corpo per non accorgersi di avere la febbre. Ed a quel punto è meglio farla passare, che misurarla. Ci avevi mai pensato?).
Poche ore dopo la partenza. Arrivo al promontorio. Le onde mi travolgono. Imbarco troppa acqua. Il kayak affonda. Inizia a piovere.
Mi lego il kayak alla mia caviglia buona. L'altra è ancora malconcia, reduce da una terribile distorsione. A nuoto, porto il mio Kayak a riva.
Penso di dover rinunciare. Tornare indietro. Le scuse non mancano: non sono capace; il vento si alzerà ancora di più; non ho i mezzi tecnici; sono stanco e non ho dormito.
Mi addormento in questo stato, stremato, sotto una pioggerella che non mi era mai sembrata tanto dolce.
Mi sveglio e ho già finito l'acqua. Cerco un piccolo, vecchio bar, dove rifornirmi. Mangio un po' del cibo che ho portato con me.
Tornato in spiaggia, semplicemente siedo, e a un certo punto tutto mi sembra chiaro.
Sono solo. Non c'è nessuno con me che io posso mettere in pericolo. Posso fare del male solo a me stesso.
Questo pensiero terribile mi consola immediatamente, e mi infonde forza. Ora so come gestire la paura. Devi fare esperienza di questo.
Male che va, penso tra me e me, distruggo il kayak, perdo un po' di cose, e mi faccio malissimo. In ospedale finirò libri che non ho mai finito.
Non è un pensiero allettante, ma devi provarlo. è il fantasma delle tue paure. Per farlo svanire devi toccarlo. Lo tocchi e non c'è più. Ma se scappi, l'ombra si allunga, diventa più grande.
Nessuno può sfuggire la propria ombra, senza calarsi nella tenebra più completa.
Solo in questo momento ho compreso molte delle cose che il mio amico, di cui ho detto, mi ha parlato. Credevo di aver capito quelle cose. Ma sono cose che devi provare su te stesso, per poter capirle. Altrimenti si, riesci ad afferrare il meccanismo, ma in verità stai solo immaginando di capire.
L'idea di esasperare volontariamente la paura per farla sparire è applicata come tecnica d'eccellenza in tutti i casi dello spettro fobico dal mio maestro e dai suoi studenti e allievi, me incluso, ed è passata al vaglio del successo su migliaia di casi nella maggior parte dei paesi del mondo, con risultati tanto incredibili da risultare apparentemente magici. Quindi, lettore, evita di credere che io sia pazzo. Pensa piuttosto che la stessa cosa che può rendere folle un uomo, può rendere unico, o più forte, un altro, poichè la stessa cosa che un uomo subisce, può apprendere a gestirla, facendo di limite virtù.
Così, dopo un veloce attimo di raccoglimento, mi sono rimesso in acqua, e le onde che mi travolgevano mi sembravano unicamente qualcosa che esigeva tutte le mie forze e la mia massima concentrazione. Nulla di più di questo. Su questo angolo esposto ai venti più forti, ho compreso cosa significa prendere una decisione e seguirla.
Felice, ma in modo calmo, sono giunto su una spiaggia amica. Ero già stato qui. Poche settimane prima. Per festeggiare un matrimonio. Ti sembrerà strano, ma non ero mai stato a un matrimonio prima di allora. E dubito che ne vedrò di più belli.
Quello che è successo su questa spiaggia, lettore, voglio raccontartelo, perchè ha a che fare con la semplicità. E la semplicità ha a che fare con questa storia, che ho scelto di raccontare.
C'è un vecchio su questa spiaggia. E quando viene sera il vecchio si siede su una semplice sedia si plastica, di fronte al mare. Si appoggia con le sue vecchie manine su un bastone. E guarda l'orizzonte.
Ma forse non ti infastidirà leggere, per una volta, le parole che quella notte ho scritto sul mio diario. Come diceva, con sincera presunzione, Oscar Wilde:
Quando viaggio mi piace avere qualcosa di interessante da leggere,
per questo porto sempre con me il mio diario.
Oscar Wilde
Ora io non sono Oscar Wilde, e non ho saputo resistere a portare un paio di libri con me. Ecco dunque quel che ora leggo, per la prima volta, dal mio diario:
"
è sera, e mi sono incorniciato dentro un gazebo fatto di ferro ed un telo verde.
C'è un tavolo, sul quale mi sono coricato. Stasera gira di lusso.
Tutto intorno indumenti appesi ad asciugarsi.
Guardo le nuvole grigio purpuree, immerse in una luce ora quiete, sopra il riflusso accomodante, ma fermo, del mare.
Sono già stato su questa spiaggia [...]. Eppure, i miei 30 anni mi rendono già vecchio.
Mi sono seduto di fianco a questo vecchietto. Abbiamo elogiato la spiaggia. Poi siamo stati in silenzio, per un bel po', finchè la sua manina dolce e rugosa, tremolante, ha iniziato a muoversi da sotto il maglione pesante, per fare un gesto. Per rompere il silenzio. "Fumi?"
Gli ho acceso una sigaretta. Avrei voluto spezzargliela, ma mi ha subito fermato.
- "Completa", ha detto un paio di volte. "Completa".
Questo vecchio ha novantanove anni, ed è il proprietario di tutta la baracca, il lido, il parcheggio, il ristorante. è tutto suo.
Ogni giorno, quando viene la sera, si mette a sedere in questa semplice sedia di plastica rossa, e poggia il suo peso sul bastone, come faceva mio nonno sorridendo ai suoi peschi.
Lì siede, e controlla che tutto sia apposto. E guarda il mare. Eppure è presente.
E così che si arriva a cent'anni. Ho pensato.
"Sono fortunato", ha detto il vecchio, guardandomi di traverso. "La fortuna si conquista" gli ho risposto.
Ha sorriso. Dolcemente. Come solo certi vecchi sanno fare. Senza sovrastrutture, maschere, senza stronzate.
A soli 20 km da casa, con le spalle che mi bruciano per avere sfidato il mare con il mio piccolo, pesante kayak, si fa sera. E sono felice. Ho imparato qualcosa sulla vita, sulla sua semplicità.
"
"
è sera, e mi sono incorniciato dentro un gazebo fatto di ferro ed un telo verde.
C'è un tavolo, sul quale mi sono coricato. Stasera gira di lusso.
Tutto intorno indumenti appesi ad asciugarsi.
Guardo le nuvole grigio purpuree, immerse in una luce ora quiete, sopra il riflusso accomodante, ma fermo, del mare.
Sono già stato su questa spiaggia [...]. Eppure, i miei 30 anni mi rendono già vecchio.
Mi sono seduto di fianco a questo vecchietto. Abbiamo elogiato la spiaggia. Poi siamo stati in silenzio, per un bel po', finchè la sua manina dolce e rugosa, tremolante, ha iniziato a muoversi da sotto il maglione pesante, per fare un gesto. Per rompere il silenzio. "Fumi?"
Gli ho acceso una sigaretta. Avrei voluto spezzargliela, ma mi ha subito fermato.
- "Completa", ha detto un paio di volte. "Completa".
Questo vecchio ha novantanove anni, ed è il proprietario di tutta la baracca, il lido, il parcheggio, il ristorante. è tutto suo.
Ogni giorno, quando viene la sera, si mette a sedere in questa semplice sedia di plastica rossa, e poggia il suo peso sul bastone, come faceva mio nonno sorridendo ai suoi peschi.
Lì siede, e controlla che tutto sia apposto. E guarda il mare. Eppure è presente.
E così che si arriva a cent'anni. Ho pensato.
"Sono fortunato", ha detto il vecchio, guardandomi di traverso. "La fortuna si conquista" gli ho risposto.
Ha sorriso. Dolcemente. Come solo certi vecchi sanno fare. Senza sovrastrutture, maschere, senza stronzate.
A soli 20 km da casa, con le spalle che mi bruciano per avere sfidato il mare con il mio piccolo, pesante kayak, si fa sera. E sono felice. Ho imparato qualcosa sulla vita, sulla sua semplicità.
"
Vedi, lettore, non sono qui per trasformare il mio diario in oro. Che cosa triste sarebbe. Ma vorrei parlarti del tempo e della semplicità.
Il tempo. è così pieno. Ma noi non lo sappiamo. Una volta ho accompagnato degli amici a lanciarsi col paracadute. Una volta lì non ho saputo resistere. Voglio dire: ero già lì. Così mi sono lanciato. Ed ho capito qualcosa sul tempo.
Quel giorno scrissi questa sentenza:
"Solo lanciandoti da un aereo, forse, capirai che cos'è il tempo. Allora ogni cosa ti parrà diversa"
Mi sbagliavo sul "solo". Ci sono molti modi per capirlo.
Se tu, o lettore, hai mai avuto un incidente, spero non grave, puoi sapere di cosa sto parlando.
Il tempo si rallenta. No. Non si rallenta. Si riempie completamente. Pochi istanti diventano una esperienza completa, vivida, assoluta. E tu sei assolutamente presente a quel momento.
Ecco. Quello che ho provato a sperimentare ha a che fare con questo. Ma passa attraverso la semplicità.
Ed ho scoperto che nella semplicità delle cose il tempo torna a riempirsi come in un'esperienza estrema, ma in modo infinitamente più stabile.
Devi fare esperienza di questo. Nel titolo ho mentito. Il tempo non si moltiplica. Solo tu puoi moltiplicarti. Rendere assoluto un certo istante. Siamo noi, o possiamo esserlo, i moltiplicatori del tempo.
Questa semplicità, l'idea di uscire di casa e, semplicemente, pagaiare, riposare, allenarsi, mangiare, dormire, questa semplicità attrae le persone irresistibilmente.
Ancora una volta, le parole del mio amico Marcello mi sono risultate comprensibili.
Il fatto, ad esempio, che quando qualcuno scopre quello che stai facendo, non ti prende per un mezzo pazzo, ma al contrario prova ad aiutarti in tutti i modi.
Il custode cerca di convincerti a dormire al riparo, ma tu rifiuti, non perchè ti piace stare scomodo, bensì perchè non hai di certo voglia di metterti a giocare a carte per ammazzare il tempo, che è il contrario di quello che stai facendo, il contrario di ciò che stai vivendo.
Il barista ti offre il caffè, e per quanto tu possa insistere non riuscirai a pagarlo.
Persino il pescatore, che incontri a qualche Km dalla riva, prima ti prende in giro, e poi ammicca.
Questa cosa è stupefacente.
Il tempo. è così pieno. Ma noi non lo sappiamo. Una volta ho accompagnato degli amici a lanciarsi col paracadute. Una volta lì non ho saputo resistere. Voglio dire: ero già lì. Così mi sono lanciato. Ed ho capito qualcosa sul tempo.
Quel giorno scrissi questa sentenza:
"Solo lanciandoti da un aereo, forse, capirai che cos'è il tempo. Allora ogni cosa ti parrà diversa"
Mi sbagliavo sul "solo". Ci sono molti modi per capirlo.
Se tu, o lettore, hai mai avuto un incidente, spero non grave, puoi sapere di cosa sto parlando.
Il tempo si rallenta. No. Non si rallenta. Si riempie completamente. Pochi istanti diventano una esperienza completa, vivida, assoluta. E tu sei assolutamente presente a quel momento.
Ecco. Quello che ho provato a sperimentare ha a che fare con questo. Ma passa attraverso la semplicità.
Ed ho scoperto che nella semplicità delle cose il tempo torna a riempirsi come in un'esperienza estrema, ma in modo infinitamente più stabile.
Devi fare esperienza di questo. Nel titolo ho mentito. Il tempo non si moltiplica. Solo tu puoi moltiplicarti. Rendere assoluto un certo istante. Siamo noi, o possiamo esserlo, i moltiplicatori del tempo.
Questa semplicità, l'idea di uscire di casa e, semplicemente, pagaiare, riposare, allenarsi, mangiare, dormire, questa semplicità attrae le persone irresistibilmente.
Ancora una volta, le parole del mio amico Marcello mi sono risultate comprensibili.
Il fatto, ad esempio, che quando qualcuno scopre quello che stai facendo, non ti prende per un mezzo pazzo, ma al contrario prova ad aiutarti in tutti i modi.
Il custode cerca di convincerti a dormire al riparo, ma tu rifiuti, non perchè ti piace stare scomodo, bensì perchè non hai di certo voglia di metterti a giocare a carte per ammazzare il tempo, che è il contrario di quello che stai facendo, il contrario di ciò che stai vivendo.
Il barista ti offre il caffè, e per quanto tu possa insistere non riuscirai a pagarlo.
Persino il pescatore, che incontri a qualche Km dalla riva, prima ti prende in giro, e poi ammicca.
Questa cosa è stupefacente.
Tutti aneliamo alla libertà, come bambini che l'hanno perduta, tanto, tanto tempo fa.
Note:
- Ci scusiamo con tutti quelli che credono che se uno si mette uno zaino in spalla allora è uno zingaro o un punkettone;
- Ci scusiamo con i più degni rappresentanti della cultura gitana. Fanculo i punkettoni;
- Ci scusiamo con tutti quelli che credono che andare dall'altra parte del mondo li renderà per qualche magia migliori;
- Ci scusiamo con Decathlon; ti vogliamo bene Deca;
- Ringraziamo l'amico della Z, Marcello Fauci, che tra una guerra e un'altra, un giorno, ha deciso di tornare a casa a piedi, da Milano a Crotone (Italia a piedi)
Non vi è acqua corrente e pompo l’acqua da un pozzo; spacco la legna e cucino il cibo. Questi atti semplici rendono l’uomo semplice: e quanto è difficile essere semplici!
Carl Gustav Jung